Milano, 18/3/1971. Il “Consiglio per lo smantellamento del vecchio mondo” era un gruppo di affinità creato nel 1971 al liceo Vittorio Veneto di Milano, composto da Paolo Ranieri, Claudio Albertani, Walter Rusnighi, Dario Acerboni, Maurizio Pedrinella e Alberto Gaetani. Nel gennaio 1972 Albertani e Ranieri entrarono in Comontismo, mentre gli altri compagni continuarono per la loro strada.

LA COMUNE NON È MORTA

Il 18 marzo 1971 aveva inizio la prima esperienza storica di società senza classi: la Comune di Parigi. Favoriti dalla fuga dei borghesi e del loro governo i proletari prendevano in mano il proprio destino. PER DUE MESI IL POTERE PROLETARIO FU L’UNICO POTERE A PARIGI. Il 21 maggio le truppe governative entravano in città e dopo una settimana di combattimenti schiacciavano la rivoluzione nel sangue.

1) Nel quadro della mercificazione forsennata della storia delle espressioni radicali del proletariato, non poteva essere risparmiato il centenario della Comune. Proprio in questo periodo recuperatori e controrivoluzionari, dai cattolici “critici” ai leninisti di tutti i racket, impegnano le loro forze per spiegare il “fallimento della Comune” (L’Unità, 21/2/71, articolo dello stalinista Giancarlo Pajetta: «Il proletariato e i lavoratori parigini dovevano ancora esprimere e conquistare consapevolmente la dottrina della rivoluzione. Essi mancavano del partito, di una organizzazione politica dell’avanguardia».)

Ma oggi il proletariato, come ogni volta in cui si assuma il rischio di cambiare il mondo, ritrova la memoria globale della storia. la riscoperta del passato, dell’esperienza sempre mistificata e nascosta delle rivoluzioni proletarie, non è che un momento della riscoperta del proprio avvenire nel progetto storico di una secoietà senza classi.

2) IN REALTÀ LA COMUNE NON HA FALLITO NESSUNO DEI PROPRI SCOPI. Prima di essere selvaggiamente soppressa (trentamila insorti fucilati, quasi settantamila imprigionati o deportati) la Comune aveva già mostrato – nei soli 72 giorni del suo potere – la possibilità “reale” del comunismo.

3) È ben vero che negli atti dei comunardi è possibile individuare il germe che porterà la teoria rivoluzionaria di Marx alle degenerazioni socialdemocratiche e bolsceviche. Il lavoro come ideologia (uno dei motivi ricorrenti allora era “chi non lavora non mangia”) come pure il divieto di eleggere persone che avessero subito condanne penali esprimono una tendenza che troverà il proprio compimento nella degenerazione leninista e trozkista del pensiero rivoluzionario in senso idealistico-autoritario. Così d’altra parte la debolezza con gli ostaggi (alcuni preti e l’arcivescovo non furono fucilati che quando la situazione era ormai irreparabilmente compromessa), la rinuncia a prendere possesso delle banche in nome di un rispetto incomprensibile verso la proprietà privata, la tolleranza religiosa e soprattutto l’aver consentito a noti controrivoluzionari di partecipare alle elezioni e poi di fuggire dalla città, appaiono tipici di una concezione ancora “democratica” e legalista del potere proletario.

4) Ma la grande attualità della Comune sta nell’aver provato una prima verifica pratica delle teorie comuniste: l’autogestione operaia della produzione (la maggior parte delle fabbriche abbandonate dagli industriali fu rimessa in funzione sotto il controllo operaio) e l’unione del proletariato internazionale (parteciparono alla Comune tedeschi, italiani, polacchi, svizzeri). Scriverà Marx: «Sotto gli occhi dell’esercito prussiano che aveva annesso alla Germania due provincie francesi, la Comune annetté alla Francia gli operai di tutto il mondo». Se il problema della divisione del lavoro non poté essere radicalmente risolto, sia per le incertezze teoriche di molti comunardi (legati a ideologie populiste) sia per le difficoltà oggettive di quel momento, si gettarono però le basi per la sua abolizione, con il livellamento di tutti i salari.

5) Per un giudizio storico sulla Comune va d’altronde tenuto presente che la soppressione armata dell’insurrezione ha limitato gli atti dei comunardi a uno stadio puramente distruttivo. Ciò che a posteriori può sembrare vandalico (la distruzione di monumenti ed edifici, il tentato incendio di Nôtre Dame) avrebbe avuto ben altra validità se la Comune avesse avuto modo di realizzare un nuovo ambiente, l’ambiente della comunicazione liberata. Al contrario, la critica dell’urbanistica come le altre critiche affrontate praticamente in quella primavera del 1871 (quella del lavoro salariato, della divisione dei ruoli, dell’ideologia) sono rimaste a uno stadio potenziale.

6) L’importanza storica della Comune non va giudicata soltanto sulla base di ciò che essa realizzò, ma di ciò di cui, «con la sua stessa esistenza in atto», dimostrò la possibilità e del contributo di esperienza che essa offrì allo sviluppo della teoria radicale. Per contro, travestita e mistificata dai bolscevichi, la Comune è stata la principale “giustificazione” della teoria del socialismo di stato, della dittatura del proletariato ridotta a forma statale di dittatura sul proletariato.

7) Ma sono gli atti stessi dei rivoluzionari parigini ad affermare che la Comune non fu una nuova forma di stato (il cosiddetto stato proletario, momento di transizione tra il capitalismo e il comunismo). A Parigi in quei giorni i proletari assunsero effettivamente il potere totale sulla loro vita: fu abolito l’esercito permanente, sostituendolo con la popolazione armata, fu stabilito che tutti i delegati fossero revocabili in ogni momento, fu proclamato che «la Comune era la bandiera della repubblica mondiale». Questo non era più uno stato, era l’autogestione di tutti gli aspetti della vita, la più grande festa del diciannovesimo secolo. ERA REALMENTE LA DITTATURA ANTISTATALE DEL PROLETARIATO.

8) Già Engels scriveva nel 1891: «Volete sapere che cos’è la dittatura del proletariato? Guardate la Comune di Parigi. Questa era la dittatura del proletariato». Ma nell’attuale capitalismo avanzato che domina universalmente la vita degli uomini, il connotato che distingueva il proletariato come classe («la classe che non ha niente da perdere salvo le proprie catene, e ha un mondo da guadagnare») distingue ormai la totalità degli uomini come “classe degli sfruttati” (esclusi, beninteso, i capitalisti, i tecnocrati, i preti, gli ideologi, i leninisti, stalinisti e maoisti) la dittatura del proletariato si annuncia come la dittatura dell’umanità su se stessa, come la riconquista da parte di ciascuno del ruolo di protagonista della propria vita, di autore cosciente della storia universale. Ed è questa dittatura il segreto finalmente svelato della Comune: questo era l’aspetto di quel momento storico che nessun burocrate ha saputo recuperare e che, rimasto allora allo stadio potenziale, attende ancor oggi la propria realizzazione. Il compito della rivoluzione moderna è quello di «rendere coscienti le tendenze incoscienti della Comune» (Engels).

9) Se in cento anni la società ha proposto agli uomini sempre nuove false soddisfazioni, la rivendicazione radicale del proletariato – da quella primavera del 1871 in poi – è sempre la stessa: tutto il mondo. E tutto il mondo è ora in discussione.

Milano, 18 marzo 1971

CONSIGLIO PER LO SMANTELLAMENTO DEL VECCHIO MONDO