Programma dello spettacolo secondo i suoi veri scopi, ossia AVVISO AI PROLETARI DEL CENTRO STORICO. Genova, settembre 1971.
DI SEGUITO: Alla rappresentazione del ‟Genovese liberale” gazzarra indegna e aggressioni questa notte nel centro storico.
Articolo tratto dal Corriere Mercantile, Genova, 17 settembre 1971.
PROGRAMMA DELLO SPETTACOLO SECONDO I SUOI VERI SCOPI
ossia: AVVISO AI PROLETARI DEL CENTRO STORICO
Amici, questi riflettori che gettano luce su di voi sono qui perché le potenze dominanti della città vi hanno messo gli occhi addosso e vi si sono coalizzate contro.
La farsa a cui assistete non deve farvi soltanto ridere. Se delle marionette teleguidate vogliono farvi partecipare al loro teatro di burattini è perché gli affaristi che tirano i fili della città hanno deciso che era ora che anche il centro storico venisse a vivacizzare la trama dei loro affari.
Vogliono farvi recitare come comparse nello spettacolo della lotta di classe antica perché hanno paura che viviate da protagonisti la realtà della lotta di classe moderna.
Come i mercanti dei secoli passati mandavano i preti del buon dio a preparare il terreno alle guerre di conquista per le proprie merci, così gli affaristi di oggi mandano ad aprire il passo alle retate di polizia ed alle loro speculazioni i preti della cultura e dell’arte. Al posto di dio, lo spettacolo è diventato il ruffiano del capitale e dello stato, il cavallo di Troia di tutte le più immonde operazioni di commercio e di polizia, che vogliono ridurre ogni istante della nostra vita a un ghetto da cui sia eliminato tutto ciò che non è la compravendita.
È un pezzo ormai che i cani da guardia del capitale vanno richiamando l’attenzione sui “centri storici”. Ciò significa che la società capitalistica europea si sta accorgendo che è fallito il suo tentativo di abolire la storia come il proletariato, e riscopre l’evidenza che esso appunto è il “centro storico” della sua dissoluzione.
Gruppi di intervistatori, commissioni di studio, fotoreporters scorrazzano da tempo nei quartieri al seguito dei poliziotti e dei metronotte e poi abbaiano nei loro ambienti: “zona di disgregazione sociale” per indicare la disgregazione delle loro vecchie bande di affari legali ed illegali, “sentina di vizi” come chiamano la nostra ricchezza di desideri umani, “decadimento del centro storico” ossia decadimento degli investimenti dei loro padroni.
Sociologi, preti, uomini di cultura progressisti, e ultimamente politicanti di “estrema sinistra” predicano sui “disadattati”, “emigrati”, “criminali”, “capelloni”, “travestiti”, “esclusi”: sono i nomi con cui la loro ridicola cultura si maschera gli esseri umani radicalmente proletarizzati che questa società produce.
Come tutti i progressisti ed i falsi rivoluzionari essi «nella miseria non devono che la miseria, senza scorgerne il lato rivoluzionario, sovvertitore, che rovescerà la vecchia società» (Marx).
Il basso prezzo delle case, la forma delle vie e delle piazze che tiene lontano il mostruoso traffico delle automobili, rende facile la protezione dalla polizia e favorisce l’incontro e la comunicazione, la posizione centrale che evita la dispersione del pendolare, fanno del centro storico il centro di una comunità proletaria radicale nel cuore della città degli affari e della politica su cui tende a riversarsi.
Per questo i porci delle classi dominanti odiano il centro storico. Non odiano le miserie che la loro civiltà gli fa subire: le case fatiscenti, la mancanza di luce e di spazio, la vita imprigionata nel lavoro o nella disoccupazione. Essi odiano i suoi abitanti perché ne hanno paura e perché con la loro presenza la vita dell’essere umano contrasta il dilatarsi della vita del capitale.
Quindi quando i porci parlano di “valorizzare” il centro storico, essi non intendono dare ai suoi abitanti i mezzi di affermare il proprio valore realizzando positivamente la propria infinita ricchezza di bisogni umani, ma vogliono dare alle case, ai loro edifici i mezzi di realizzare il loro valore mercantile, facendo aumentare gli affitti fino ad espellerne gli attuali abitanti.
Quando i porci parlano di “risanare” il centro storico è perché vogliono trasformarlo in un cimitero. Musei, Università, botteghe di antiquariato e d’arte, “istituzioni culturali” dovranno venire a rinsanguarne il commercio col commercio che oggi ha più ricche prospettive, quello della cultura morta e surgelata di cui stasera vi offrono un assaggio. I vermi che vivono nel suo cadavere puzzolente, mercanti di desideri morti, pensieri morti, morte sensazioni, mercanti d’arte e di cultura, professori, studenti dovrebbero sostituire gli attuali abitanti e i loro vivi desideri rivoluzionari. E questi dovrebbero essere dispersi nelle periferie, confinati ed isolati nei nuovi lager dell’edilizia popolare.
Amici, non è del domani che stiamo parlando, ma dell’oggi. Gli abitanti della zona di via Madre di Dio stanno già subendo questi progetti: una nuova funebre Piccapietra sorgerà al loro posto. Dovunque il progetto dei porci è lo stesso: distruggere ogni struttura che rende ancora possibile la vita sostituendovi puri canali di circolazione del denaro; distruggere la vita, essiccarla per sostituirvi la morte.
Non vogliamo più essere spettatori di un’apparenza di vita che si basa sulla nostra passività, sia che tale vita apparente venga rappresentata nella cultura, sia che venga incarnata nelle nuove città dove chi non ha denaro da spendere è superfluo.
Rifiutiamo oggi l’invasione dello spettacolo per essere pronti a respingere l’invasione della speculazione mercantile e poliziesca.
VIVA i rivoluzionari messicani che nel ’68 cercarono di distruggere il grottesco spettacolo delle olimpiadi, farsa della comunità internazionale!
VIVA il proletariato cinese che approfittando della farsesca “rivoluzione culturale” tentò di distruggere (oltre al partito) l’arte, la cultura, i loro specialisti.
VIVA i compagni detenuti che in America stanno distruggendo la farsa del diritto, della giustizia e con essa l’industria delle carceri.
VIVA il proletariato dei centri storici d’Irlanda, che col derisorio pretesto della religione sta minando le basi della rinomata democrazia inglese.
Società per il mantenimento del carattere “criminale” del centro storico
Genova, sett. 1971