In seguito agli arresti relativi al sequestro Carello, il 16 febbraio 1973 il giornale Lotta Continua pubblica un articolo calunnioso che dipinge i comontisti come «una banda di provocatori, nutriti e sostenuti dalla polizia. Più concretamente, questi banditi da strapazzo sono stati costantemente allontanati – coi metodi più persuasivi, come si meritano – dai cortei proletari, dai cancelli delle fabbriche di Torino, e, nel ’71, da una piazza di Pisa, dove avevano cercato di trasferire le proprie provocazioni, a suon di schiaffi dei compagni netturbini.»

“I comontisti, ed altri compagni amanti della verità” inviano questo documento alla redazione, con la nota: «Esigiamo che questa smentita venga pubblicata in toto nel vostro giornale.» La smentita non sarà pubblicata e il 17 febbraio un gruppo di comontisti si reca di persona alla sede di Lotta Continua di Torino. La vicenda è ripresa anche nel volantino “Ognuno per sé”.

In calce al documento, una ricostruzione dei fatti.

ALLA REDAZIONE DI “LOTTA CONTINUA”CARELLO, I PROVOCATORI, I CARABINIERI E I COMONTISTI

Dopo la lettura dell’articolo in seconda pagina del numero del 16 febbraio del vostro giornale a titolo “Chi sono i comontisti”, chiediamo che venga pubblicato quanto segue:

1. Pur solidarizzando con i compagni Dorigo e Piantamore (in merito ai quali abbiamo diffuso anche a voi un comunicato stampa non pubblicato sinora), dobbiamo chiarire che mai essi si dichiararono o furono dichiarati consiliari o comontisti.

Ciò che è stato da voi scritto sui comontisti e l’affermazione, come fosse un dato da voi appurato, che i due arrestati «… fanno parte… del gruppo dei “comonstisti”…» non può avere altro significato che di propalare una falsità, già scritta dalla cosiddetta “stampa di informazione”, accusandoli quindi di essere “provocatori” e “sacrificandoli” per salvaguardare il prestigio (?) della vostra organizzazione.

2. Riguardo alle documentazioni che, dite, da tre anni L.C. ed altre organizzazioni avrebbero fornito intorno ai “nutrimenti” dati dalla polizia ai comontisti e sui rapporti con elementi fascisti, MAI, benché ripetutamente e pubblicamente da noi richiesto, è emerso alcun fatto né tantomeno prova. Ancora una volta vi chiediamo di motivare realmente, e non su basi calunniose, tutto ciò a livello di PUBBLICA ASSEMBLEA o comunque di inchiesta di PUBBLICO dominio.

3. Il metodo della calunnia sistematica da voi applicato non può non accomunarvi alle pratiche deliranti di Avanguardia Operaia nonché del PCI che quotidianamente ne fa uso contro voi stessi ed altri.

4. Quanto ai “banditi da strapazzo”, termine da voi usato per denigrare l’azione di sinceri rivoluzionari, esso qualifica chi lo usa. Ed inoltre è in palese contraddizione con altri testi da voi pubblicati, come “I dannati della terra”, o da voi apprezzati come “L’evasione impossibile” del compagno Sante Notarnicola che, secondo il vostro articolo, dovrebbe essere considerato come un provocatore (o come un ex-provocatore riabilitatosi?).

5. Se in effetti in passato abbiamo partecipato a cortei in cui talora ci siamo scontrati anche fisicamente con militanti di varia appartenenza sulla base di una diversa concezione della violenza e del suo uso rivoluzionario, ormai da lungo tempo abbiamo abbandonato tali pratiche, poiché consideriamo questi momenti ininteressanti per la lotta di classe perché innocui e difensivi, pronti comunque a ritornare sulle piazze e nelle strade tutte le volte che pensiamo possa esservi uno scontro favorevole al proletariato ed alla sua crescita rivoluzionaria.

6. A Pisa vi fu tempo fa uno scontro, ma unicamente tra quattro notri compagni e decine di militanti di L.C., scontro generato da scritte murali da noi fatte a favore della rivolta delle Nuove (per cui due compagni sono stati condannati dalla pretura di Pisa) e per cartelli in difesa del compagno Mario Rossi, mentre i militanti di L.C. dicevano che ciò era provocatorio e Floris un “lavoratore”, mentre noi lo consideravamo un difensore, sia pure oggettivo, del capitale e della morte sociale.

7. Fra i comontisti non esistono anarchici, in quanto nulla abbiamo a che spartire con  tali ideologie, non esistono ex-fascisti ma solo qualche compagno (in numero assolutamente irrisorio) vittima a suo tempo di ideologie adolescenziali e familiari (come altri furono vittima di altre ideologie turpi quali quella cattolica etc.) da MOLTISSIMO TEMPO E PROVATAMENTE abbandonate e derise; non esistono peraltro drogati abituali poiché respingiamo come capitalista il concetto stesso di “droga” e mai esaltammo la tossicomania, che anzi consideriamo un’ideologia borghese, al pari della famiglia, dell’alcolmania, etc.; né tantomeno esistono ricattati dalla polizia ed anzi possiamo sostenere che tutti i nostri compagni e tutti i nostri amici hanno sempre avuto negli svariati processi una condotta di assoluta non collaborazione e di difesa rivoluzionaria.

8. Abbiamo ripetutamente fatto un discorso teorico sulla teppa e sul cosiddetto “crimine” che può essere compreso e valutato solo nel suo contesto generale.

9. Con i fascisti (Avanguardia Nazionale o altro) abbiamo avuto sempre e solo dei rapporti di scontro nelle piazze e nelle strade, come è facilmente comprovabile. Mai alcun altro rapporto è intercorso. Invece dovemmo occuparci del Fronte Nazionale per sventare, castigando loro e la loro immonda sede torinese, una provocazione da loro tentata nei confronti di un gruppo di “Comunisti Libertari” e di altri militanti generici, tra cui anche operai e simpatizzanti di L.C. (documentato su Acheronte n° 2, 1971).

10. Sui volantini “decorati di donnine nude”, è vero che vari nostri testi furono diffusi e lo vengono tuttora ANCHE di fronte alle fabbriche (ma non solo). Mai alcun “mal ce ne incolse” (anche perché talora erano diffusi dagli stessi operai che evidentemente giudicavano diversamente i problemi sessuali dai redattori di L.C.).

11. È ASSOLUTAMENTE FALSO che tali Franco Margaglio e Franco Stangalini, da voi attribuitici come nostri compagni, siano mai stati consiliari o comontisti. Non solo, ma (e ciò ci pare significativo delle vostre documentazioni) nessun nostro compagno li conosce o li ha SENTITI nominare. Non li conosciamo NEPPURE come fascisti. Sta al vostro senso di chiarezza dare informazioni, utili anche a noi, su costoro.

12. Non abbiamo contatti “finanziari” con nessuno, né a SINISTRA, né tantomeno a DESTRA. Se L.C. ne sa qualcosa lo dica documentando; se invece intende sapere come ciascuno di noi vive si formi un gruppo di compagni, non solo di L.C. ma anche di Potere Operaio etc., che ce lo venga a richiedere direttamente. Siamo pronti a dare tutte le risposte necessarie. (Il fatto stesso che voi siate costretti ad ammettere che perlopiù i nostri testi sono ciclostilati è in palese contraddizione con la nostra presunta ma inesistente “ricchezza”!).

13. I nostri interventi contro giudici ed altri ideologi del capitale (ammantati di sinistrismo) all’Unione Culturale e altrove al fine di tacitarli, capiamo benissimo che a voi non piacciano. Ciò non giustifica ASSOLUTAMENTE la vostra affermazione che fossimo protetti dalla polizia, anche in considerazione di tutti i processi che ci sono piovuti e ci stanno piovendo addosso.

14. Il mutamento di denominazione da Organizzazione Consiliare a “Comontismo” è dovuto, non a motivi tattici più o meno biechi, ma ad una precisa critica teorica del consiliarismo, come è AMPIAMENTE DOCUMENTATO dai nostri testi.

Sul resto nulla da dire, visto che sono puri e semplici insulti.

i comontisti, ed altri compagni amanti della verità.

(non ci sembra il caso di mettere nomi e cognomi per questioni di prudenza, ma in separata sede siamo anche disposti a darvi i nomi dei firmatari di questo testo, anche dei molti non comontisti di nome).

NOTA PER I REDATTORI DI L.C.

Esigiamo che questa smentita venga pubblicata in toto nel vostro giornale.

Non amiamo rifarci, anche se possibile, alle leggi borghesi sulla stampa; ma nel caso vi rifiutiate di pubblicarla dovremo reagire con tutti i mezzi che riterremo opportuni. Voi siete caduti nella provocazione di “La stampa” etc.; noi non intendiamo accettare assolutamente tutto ciò.

Mercoledì 3 gennaio 1973 «Antonio Carello, di 21 anni, nipote di Fausto, il noto industriale torinese morto alcuni mesi fa e che aveva dato il proprio nome alla notissima fabbrica di fari e accessori per auto che occupa 1500 persone, è stato rapito e rilasciato dopo ventiquattro ore da malviventi che hanno chiesto e ottenuto un riscatto di 100 milioni.» (L’Unità, 5/1/1973)

Il giovane, detto Tony, abita in una lussuasa villa a Pino Torinese, «frequenta il primo anno di università ed è particolarmente noto nella “Torino bene” per la sua passione automobilistica. Sono molti infatti i “rallies” cui ha partecipato in coppia con suo fratello.» Ha raccontato di aver ricevuto una telefonata da una sconosciuta che lo invitava a casa sua e, recandosi all’appuntamento, in Strada Rosero è stato fermato da due uomini incappucciati che lo hanno legato, imbavagliato e chiuso in un furgone. Come ricorda L’Unità, si tratta del «primo caso di sequestro a scopo di estorsione che si sia verificato a Torino».

QUI LA TRASCRIZIONE DI PARTE DELL’ARTICOLO de La Stampa

Il 13 febbraio 1973 vengono arrestati Giorgio Piantamore, 21 anni, e Luciano Dorigo, 22 anni. Inizialmente il Gazzettino del Piemonte delle 12,30 e il Telegiornale delle 13:30, riportando indiscrezioni dei carabinieri, dice che sono militanti di Lotta Continua, anche se i CC nella conferenza stampa delle 17,00 lo negano. In quel periodo erano innumerevoli le azioni repressive e proprio in quei giorni, sempre a Torino, erano appena stati arrestati vari componenti di Lotta Continua. Il 27 gennaio 1973, al termine di una manifestazione contro le provocazioni fasciste nel capoluogo piemontese, il corteo si sposta in corso Francia 19, davanti alla sede dell’MSI, e la celere apre il fuoco. Il bilancio è di due giovani militanti di Lotta Continua, Luigi Manconi (responsabile del servizio d’ordine) ed Eleonora Aromando, feriti da arma da fuoco, 25 mandati di cattura e decine di perquisizioni. Guido Viale è arrestato il giorno dopo al termine della conferenza stampa.

Il giornale Lotta Continua pubblica pubblica alcuni articoli riguardanti gli arresti per il sequestro Carello, tra cui:

Il processo inizia il 2 ottobre del 1973. Come riporta l’articolo – calunnioso e tendente a screditare i due imputati come criminali comuni – del giornale L’Unità, «alla fine dell’interrogatorio Giorgio Piantamore ha cavato di tasca un foglio e ha letto una dichiarazione nella quale si presenta come un paladino dei poveri che toglie il denaro ai ricchi per distribuirlo equamente ed e arrivato a sostenere che “tutti i delinquenti comuni sono detenuti politici perché contestano iI sistema”.»